
A spiegarlo è Luca Ravelli, chirurgo endocrino dell’Università̀ Cattolica di Roma e tra gli organizzatori del convegno “Ambiente e tiroide, il mare, lo iodio e le radiazioni” tenutosi di recente ad Anzio. “È l’alimentazione la fonte principale di questo elemento. Respirare l’aria di mare è una leggenda metropolitana: le quantità̀ di iodio che possono essere inalate sono meno che omeopatiche. Il cibo – dal pesce fresco ai prodotti locali coltivati su terreni costieri ricchi di iodio – ne è invece molto ricco”.
Più̀ spazio quindi ai prodotti contenenti molto iodio come anche broccoli, spinaci, rape e salsa di soia per far fronte alle malattie della tiroide – dal gozzo, a noduli e neoplasie – in aumento in Italia.
Nel nostro paese già̀ 6 milioni di persone ne soffrono e in alcune aree, specialmente quelle più̀ distanti dal mare, la diagnosi sfiora il 40%. Tra le zone più̀ colpite ci sono Frosinone e provincia, Latina, le Valli bergamasche e alcune zone montane del Piemonte e della Val D’Aosta.
Gli italiani sono tra i popoli più̀ esposti al mondo alle patologie della tiroide e al fine di prevenire la carenza di iodio che caratterizza l’intera penisola si consiglia di consumare sale da tavola integrato con iodio per almeno 2/3 dell’uso totale.
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