A ognuno di noi è certamente capitato più volte di dover fare i conti con un raffreddore, ma questa comunissima forma virale di rinite è solo una delle molte rinopatie, come vengono più precisamente chiamate, riconosciute dalla scienza medica. Ne esistono di varie forme, ognuna con cause e sintomi differenti: oltre al raffreddore, trasmesso da un virus, si va dalla rinite allergica
a più fastidiose forme croniche, in grado di portare a un’infiammazione
estesa della mucosa e dei seni paranasali.
Non esiste però una
classificazione “ufficiale” delle rinopatie, e spesso ogni Società
Scientifica utilizza terminologie diverse per identificare la stessa
patologia.
In generale è comunque condivisa dagli specialisti la distinzione tra forme infettive, allergiche, non allergiche e provocate da altre cause.
Non solo allergie
All’interno di questo scenario piuttosto complesso, uno spazio importante viene occupato dalle riniti dette “vasomotorie”. Ma qual è il significato questo termine? Soffrire di una rinite vasomotoria vuol dire semplicemente avere un “naso ribelle“, cioè iper-reattivo, a causa di due fattori diversi: uno allergico, e uno non allergico.
Le forme allergiche, è noto a tutti, sono scatenate
dall’esposizione a un allergene (pollini, polvere, ecc.), invece le
riniti vasomotorie non allergiche sono di difficile inquadramento, tanto
che fino a poco tempo fa venivano semplicemente definite “aspecifiche”.
Come spiega il Prof. Matteo Gelardi, specialista in
otorinolaringoiatria, fondatore e presidente dell’AICNA - Accademia
Italiana di Citologia Nasale, “queste riniti rappresentano circa il
15-20% delle rinopatie, e determinano molti effetti negativi sulla
qualità della vita, ma non sempre è facile per il medico effettuare una
diagnosi precisa che permetta un trattamento davvero efficace”.
La citologia nasale
Raffiche di starnuti al mattino, naso chiuso e rinorrea fanno
frequentemente pensare a una forma allergica, ma la causa è piuttosto da
ricercare in un problema di carattere cellulare, individuabile solo con
una tecnica “antica” ma a lungo trascurata, come la citologia nasale,
ovvero lo studio delle cellule della mucosa nasale.
Più precisamente, attraverso questa indagine si va alla ricerca di
particolari cellule del sistema immunitario, che si trovano normalmente
nel sangue, ma che rilasciano sostanze in grado di “mimare”
perfettamente la rinite allergica quando sono presenti nella mucosa
nasale. Il Prof. Gelardi sottolinea che queste riniti cellulari non
allergiche sono patologie croniche che a lungo termine possono portare
disturbi più seri, come ad esempio la formazione di polipi: da qui la
necessità di arrivare a una diagnosi tempestiva.
Il mio naso ribelle
E proprio per sensibilizzare i pazienti, ma anche gli specialisti,
sull’importanza di un corretto approccio diagnostico, già da due anni
l’AICNA organizza la Giornata Nazionale “Il mio naso… ribelle”: presso
circa cinquanta Centri rinologici in tutta Italia, è possibile
effettuare una visita gratuita ed eventualmente sottoporsi al test
citologico nasale, unico esame in grado di identificare la rinite
vasomotoria non allergica.
Quali trattamenti?
Trattandosi di patologie croniche, anche la terapia dovrà
proseguire per tutta la vita, e solitamente consiste in corticosteroidi
topici e antistaminici per via generale.
Ma in associazione al trattamento “standard”, illustra il Prof.
Gelardi, risulta molto utile l’impiego dell’acido ialuronico: diversi
studi hanno infatti dimostrato che questa sostanza svolge un’azione di
ripristino dell’integrità della mucosa e della cosiddetta “clearance
mucociliare”, meccanismo fondamentale per la salute dell’apparato
respiratorio.
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